Il mio paese è un frammento d'Irpinia da cui diversi anni fa iniziò questo viaggio; un percorso che da qui abbraccia l'intera terra dei lupi e che spesso non disdegna di sconfinare. È una continua scoperta di luoghi, storie e persone ma soprattutto è un cammino che tutti dovrebbero provare.
domenica 22 giugno 2014
martedì 17 giugno 2014
Immagini dal passato: Pacchiane montecalvesi in pellegrinaggio a Torre Le Nocelle (AV).
Spesso "spulciando" sul web si trovano cose inaspettate. Questa è un'immagine che ritrae due anziane donne montecalvesi, nel tipico costume da Pacchiana, durante un pellegrinaggio a Torre Le Nocelle (AV). Purtroppo non conosco i nomi delle persone immortalate in foto, ma spero di aver fatto dono gradito ad eventuali parenti delle "Pacchiane".
venerdì 11 aprile 2014
Riflessione "paesologica" sul Trappeto di Montecalvo #2.
Il Trappeto piange. Lo fa pensando alla vita passata e all'indifferenza dei propri figli. Il silenzio fa male alle orecchie di chi vi si aggira. E' una lotta continua per la sopravvivenza tra le pietre e la natura, quest'ultima forte della velata alleanza con la decennale indifferenza istituzionale. Di genti, muli, vita...neanche l'ombra; soltanto il vento abita questi luoghi-non luoghi.
Foto: Gianluca Cardinale.
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lunedì 7 aprile 2014
Riflessione "paesologica" sul Trappeto di Montecalvo.
Riflessione paesologica. Il Trappeto sta male, da molto tempo oramai
o forse non esiste più in realtà. Continua a vivere solo nei pensieri
di pochi sognatori che di tanto in tanto vanno a fargli visita, così
come si fa con gli ammalati. La sua bellezza sembra svanire ogni giorno
di più, e quando gli si scatta una foto, sorride a malapena e
controvoglia. Ma avere persone vicine che gli dimostrano il proprio
affetto è di importanza vitale per lui...per noi.
Foto: Gianluca Cardinale
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mercoledì 2 aprile 2014
martedì 1 aprile 2014
giovedì 27 marzo 2014
lunedì 24 marzo 2014
mercoledì 19 marzo 2014
giovedì 6 marzo 2014
Storie e ricordi da c.da Pratola.
Montecalvo, paese della cui storia si è già spesso scritto
in passato, presenta ancora numerose pagine sconosciute e legate perlopiù alla
tradizione orale, tramandata dagli anziani. Oggi, parliamo di una zona
periferica montecalvese: contrada Pratola. Un posto come tanti per molti, ma
che conserva innumerevoli storie da raccontare e far conoscere. Quella che
proponiamo nelle righe qui sotto, non è altro che un riassunto delle nostre
impressioni e delle parole narrateci da un anziano signore del luogo, durante
una passeggiata in una calda giornata primaverile.
Partiamo dall’antico abbeveratoio di Pratola
(l’abbuveraturo). Situato nella parte bassa di questo territorio, appare in
tutta la sua maestosità a chi lo contempla, facendo capire da subito
l’importante ruolo che egli ha ricoperto in passato, nell’oramai quasi
dimenticato mondo della cultura contadina. Quanti pastori ed allevatori hanno
portato qui le loro bestie durante le torride giornate estive di pascolo. Ed
ancora, quante signore e bambini, hanno percorso diverse centinaia di metri,
semmai a piedi nudi, per venire a riempire le loro anfore di acqua fresca per
uso alimentare e domestico. Una signora del posto, che vive da un po’ di anni
fuori Montecalvo, ci ha fatto sapere che nel periodo della sua adolescenza
utilizzava la vasca dell’abbeveratoio come piscina insieme ai propri coetanei.
Continua dicendo che era un modo semplice di divertirsi lontano dalle abitudini
dei giovani di oggi. Lo osserviamo
ancora da vicino, e vediamo uno spazio vuoto, la dove una volta era collocata
una lapide con un’antica epigrafe in latino legata all’esistenza di Pratola. Da
un sito web d'informazione locale, abbiamo appreso che la lapide è stata
asportata da ignoti (?) nel lontano anno 2003. Ebbene sì, questa vasta striscia
di terra può vantare una storia più importante di quella che si potrebbe
pensare. Infatti, secondo fonti storiche, qui era situato un antico nucleo
abitativo romano ed ancor prima, probabilmente osco. Alcuni studiosi di cultura
locale affermano, senza dubbio, che una parte dei primi abitanti di Montecalvo
provenisse da qui e dalla vicina zona di Tressanti. Lasciamo l’abbeveratoio e
ci inoltriamo a piedi nei terreni agricoli circostanti. Notiamo un’infinità di
piccoli frammenti di terracotta e di altro genere. Non ci è difficile trovare
alcuni pezzi di antichi vasi, che variano da un colorito beige ad altri di
tinta nera. Continuando il nostro cammino, ci imbattiamo in un anziano abitante
del luogo. Gli chiediamo un po’ di notizie sull’oramai scomparsa Masseria di
Pratola.
Inizia la narrazione partendo dagli anni ‘40 e la masseria
era lì, secondo i racconti del posto, da almeno 300 anni. Era di proprietà
della famiglia De Cillis di Montecalvo e vi lavoravano un gran numero di persone,
appartenenti per lo più alle famiglie Lo Conte e Frusciante. I De Cillis
possedevano una proprietà terriera di oltre 450 “tommole”, di cui una piccola
parte fu donata da don Pompilio De Cillis per la costruzione della chiesa di
San Nicola a Trignano, intorno agli inizi degli anni 50. Ricorda il giorno in
cui fece la sua apparizione nei campi, il primo trattore cingolato. I contadini
e braccianti presenti non credevano ai propri occhi, tanta era la quantità di
lavoro che riusciva a fare quell’ammasso di ferro ed ingranaggi. Vi era
inoltre, un grande recinto per le pecore costruito in pietra ed avente forma di
ferro di cavallo, il quale sarebbe venuto a mancare in gran parte, a seguito
del terremoto del 1980. La suddetta famiglia possedeva, a sua memoria, circa
130 ovini e c’era una persona addetta al pascolo.
All’interno della struttura era presente anche una Cappella,
dove gran parte degli abitanti della zona si recava per la Santa Messa, in
quanto le chiese presenti oggi sul territorio sarebbero state costruite solo
negli anni a venire.
Ci incamminiamo verso la “macchia” di Pratola. Inoltrandoci
in essa, veniamo distratti dalla presenza di numerosi asparagi a bordo strada e
ci dilunghiamo a raccoglierli e cercarne altri. Accenno ad un grosso serpente avvistato
da me lo scorso anno nello stesso periodo. L’anziano signore non perde tempo. Mi
dice che questa bestia o una simile, è stata avvistata più volte nel corso
degli anni da lui e da altre persone che si recavano nei campi e nella
boscaglia. Vivo è in lui il ricordo dei “canali” che lasciava il grosso rettile
nella terra arida e polverosa durante le estati di anni passati, soprattutto
nei pressi del già citato abbeveratoio. Continua narrando un fatto, avvenuto
una quindicina di anni addietro, secondo cui il proprietario di un piccolo
appezzamento di terreno, dopo aver avvistato il serpente da vicino durante il
lavoro, da quel giorno non si fosse mai più recato in quel luogo, tanto grande
era stato lo spavento.
Ci fermiamo a riposare all’ombra di un albero. Mi fa notare
la presenza di due uccelli rapaci che volano nel cielo sopra di noi. Mi dice
che si tratta di Poiane e che ve ne sono tre coppie nel bosco. Continua
raccontandoci storie di cinghiali e dell’ultima novità di cui è venuto a
conoscenza tramite amici: il probabile avvistamento di un lupo. Siamo senza
parole. Mai avremmo pensato che tramite un incontro fortuito, saremmo venuti a
sapere di tanti aneddoti riguardanti questa area.
Ci accenna ancora, ricordando i racconti ascoltati da
bambino, di contrabbandieri che in sella alle loro giumente si inoltravano di
gran carriera nella macchia per sfuggire alle guardie e di briganti che
dimoravano in questi posti e nelle grotte di Tressanti. Il nostro sguardo vaga
ora, in lungo e largo per contrada Pratola, cercando di immaginare come potesse
essere la vita in questi luoghi nei secoli passati. La nostra attenzione viene
catturata dal rombo di un motore proveniente da un moderno kartodromo costruito
in zona. Il nostro “Cicerone” ci dice che da quando la struttura ha aperto, la
frazione ha ripreso vita, in quanto si è creato un via-vai di giovani
appassionati e non solo. Il discorso volge infine, inevitabilmente al fatto
recente più importante: il concerto di Nino D’Angelo “ ‘mmiezzo Pratola”
tenutosi lo scorso settembre. Ci narra dello stupore nel vedere un concerto con
una folla di circa 20.000 persone, in un terreno che da sempre è stato dedicato
quasi esclusivamente alle colture agricole e del fatto che ciò verrà ricordato
e raccontato per molti anni.
Purtroppo il tempo a nostra disposizione termina e dobbiamo
lasciare a malincuore l’anziano signore che ci ha guidato in questo pomeriggio
all’insegna di vecchie ed interessanti storie “di Pratola”. Dopo averlo
vivamente ringraziato e salutato, ripassiamo davanti all’abbeveratoio pensando:
se st’abbuveraturo putesse parlà…
Art. già pubblicato su "L'Informatore del Miscano".
Art. già pubblicato su "L'Informatore del Miscano".
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