martedì 17 giugno 2014

Immagini dal passato: Pacchiane montecalvesi in pellegrinaggio a Torre Le Nocelle (AV).

Spesso "spulciando" sul web si trovano cose inaspettate. Questa è un'immagine che ritrae due anziane donne montecalvesi, nel tipico costume da Pacchiana, durante un pellegrinaggio a Torre Le Nocelle (AV). Purtroppo non conosco i nomi delle persone immortalate in foto, ma spero di aver fatto dono gradito ad eventuali parenti delle "Pacchiane".

venerdì 11 aprile 2014

Riflessione "paesologica" sul Trappeto di Montecalvo #2.

Il Trappeto piange. Lo fa pensando alla vita passata e all'indifferenza dei propri figli. Il silenzio fa male alle orecchie di chi vi si aggira. E' una lotta continua per la sopravvivenza tra le pietre e la natura, quest'ultima forte della velata alleanza con la decennale indifferenza istituzionale. Di genti, muli, vita...neanche l'ombra; soltanto il vento abita questi luoghi-non luoghi.
Foto: Gianluca Cardinale.


lunedì 7 aprile 2014

Riflessione "paesologica" sul Trappeto di Montecalvo.

Riflessione paesologica. Il Trappeto sta male, da molto tempo oramai o forse non esiste più in realtà. Continua a vivere solo nei pensieri di pochi sognatori che di tanto in tanto vanno a fargli visita, così come si fa con gli ammalati. La sua bellezza sembra svanire ogni giorno di più, e quando gli si scatta una foto, sorride a malapena e controvoglia. Ma avere persone vicine che gli dimostrano il proprio affetto è di importanza vitale per lui...per noi.
Foto: Gianluca Cardinale





mercoledì 19 marzo 2014

Il mio paese. Montecalvo, 1950.

Tema scolastico di oltre mezzo secolo fa, scritto a Montecalvo da uno studente dell'epoca. Correva l'anno 1950. Gradita sorpresa: all'interno del quadernetto è spuntata anche una " schedina" del 1954. Un grazie a chi mi ha donato questi pezzi di storia passata.


giovedì 6 marzo 2014

Storie e ricordi da c.da Pratola.

Montecalvo, paese della cui storia si è già spesso scritto in passato, presenta ancora numerose pagine sconosciute e legate perlopiù alla tradizione orale, tramandata dagli anziani. Oggi, parliamo di una zona periferica montecalvese: contrada Pratola. Un posto come tanti per molti, ma che conserva innumerevoli storie da raccontare e far conoscere. Quella che proponiamo nelle righe qui sotto, non è altro che un riassunto delle nostre impressioni e delle parole narrateci da un anziano signore del luogo, durante una passeggiata in una calda giornata primaverile.
Partiamo dall’antico abbeveratoio di Pratola (l’abbuveraturo). Situato nella parte bassa di questo territorio, appare in tutta la sua maestosità a chi lo contempla, facendo capire da subito l’importante ruolo che egli ha ricoperto in passato, nell’oramai quasi dimenticato mondo della cultura contadina. Quanti pastori ed allevatori hanno portato qui le loro bestie durante le torride giornate estive di pascolo. Ed ancora, quante signore e bambini, hanno percorso diverse centinaia di metri, semmai a piedi nudi, per venire a riempire le loro anfore di acqua fresca per uso alimentare e domestico. Una signora del posto, che vive da un po’ di anni fuori Montecalvo, ci ha fatto sapere che nel periodo della sua adolescenza utilizzava la vasca dell’abbeveratoio come piscina insieme ai propri coetanei. Continua dicendo che era un modo semplice di divertirsi lontano dalle abitudini dei giovani di oggi.  Lo osserviamo ancora da vicino, e vediamo uno spazio vuoto, la dove una volta era collocata una lapide con un’antica epigrafe in latino legata all’esistenza di Pratola. Da un sito web d'informazione locale, abbiamo appreso che la lapide è stata asportata da ignoti (?) nel lontano anno 2003. Ebbene sì, questa vasta striscia di terra può vantare una storia più importante di quella che si potrebbe pensare. Infatti, secondo fonti storiche, qui era situato un antico nucleo abitativo romano ed ancor prima, probabilmente osco. Alcuni studiosi di cultura locale affermano, senza dubbio, che una parte dei primi abitanti di Montecalvo provenisse da qui e dalla vicina zona di Tressanti. Lasciamo l’abbeveratoio e ci inoltriamo a piedi nei terreni agricoli circostanti. Notiamo un’infinità di piccoli frammenti di terracotta e di altro genere. Non ci è difficile trovare alcuni pezzi di antichi vasi, che variano da un colorito beige ad altri di tinta nera. Continuando il nostro cammino, ci imbattiamo in un anziano abitante del luogo. Gli chiediamo un po’ di notizie sull’oramai scomparsa Masseria di Pratola.
Inizia la narrazione partendo dagli anni ‘40 e la masseria era lì, secondo i racconti del posto, da almeno 300 anni. Era di proprietà della famiglia De Cillis di Montecalvo e vi lavoravano un gran numero di persone, appartenenti per lo più alle famiglie Lo Conte e Frusciante. I De Cillis possedevano una proprietà terriera di oltre 450 “tommole”, di cui una piccola parte fu donata da don Pompilio De Cillis per la costruzione della chiesa di San Nicola a Trignano, intorno agli inizi degli anni 50. Ricorda il giorno in cui fece la sua apparizione nei campi, il primo trattore cingolato. I contadini e braccianti presenti non credevano ai propri occhi, tanta era la quantità di lavoro che riusciva a fare quell’ammasso di ferro ed ingranaggi. Vi era inoltre, un grande recinto per le pecore costruito in pietra ed avente forma di ferro di cavallo, il quale sarebbe venuto a mancare in gran parte, a seguito del terremoto del 1980. La suddetta famiglia possedeva, a sua memoria, circa 130 ovini e c’era una persona addetta al pascolo.
All’interno della struttura era presente anche una Cappella, dove gran parte degli abitanti della zona si recava per la Santa Messa, in quanto le chiese presenti oggi sul territorio sarebbero state costruite solo negli anni a venire. 
Ci incamminiamo verso la “macchia” di Pratola. Inoltrandoci in essa, veniamo distratti dalla presenza di numerosi asparagi a bordo strada e ci dilunghiamo a raccoglierli e cercarne altri. Accenno ad un grosso serpente avvistato da me lo scorso anno nello stesso periodo. L’anziano signore non perde tempo. Mi dice che questa bestia o una simile, è stata avvistata più volte nel corso degli anni da lui e da altre persone che si recavano nei campi e nella boscaglia. Vivo è in lui il ricordo dei “canali” che lasciava il grosso rettile nella terra arida e polverosa durante le estati di anni passati, soprattutto nei pressi del già citato abbeveratoio. Continua narrando un fatto, avvenuto una quindicina di anni addietro, secondo cui il proprietario di un piccolo appezzamento di terreno, dopo aver avvistato il serpente da vicino durante il lavoro, da quel giorno non si fosse mai più recato in quel luogo, tanto grande era stato lo spavento.
Ci fermiamo a riposare all’ombra di un albero. Mi fa notare la presenza di due uccelli rapaci che volano nel cielo sopra di noi. Mi dice che si tratta di Poiane e che ve ne sono tre coppie nel bosco. Continua raccontandoci storie di cinghiali e dell’ultima novità di cui è venuto a conoscenza tramite amici: il probabile avvistamento di un lupo. Siamo senza parole. Mai avremmo pensato che tramite un incontro fortuito, saremmo venuti a sapere di tanti aneddoti riguardanti questa area.
Ci accenna ancora, ricordando i racconti ascoltati da bambino, di contrabbandieri che in sella alle loro giumente si inoltravano di gran carriera nella macchia per sfuggire alle guardie e di briganti che dimoravano in questi posti e nelle grotte di Tressanti. Il nostro sguardo vaga ora, in lungo e largo per contrada Pratola, cercando di immaginare come potesse essere la vita in questi luoghi nei secoli passati. La nostra attenzione viene catturata dal rombo di un motore proveniente da un moderno kartodromo costruito in zona. Il nostro “Cicerone” ci dice che da quando la struttura ha aperto, la frazione ha ripreso vita, in quanto si è creato un via-vai di giovani appassionati e non solo. Il discorso volge infine, inevitabilmente al fatto recente più importante: il concerto di Nino D’Angelo “ ‘mmiezzo Pratola” tenutosi lo scorso settembre. Ci narra dello stupore nel vedere un concerto con una folla di circa 20.000 persone, in un terreno che da sempre è stato dedicato quasi esclusivamente alle colture agricole e del fatto che ciò verrà ricordato e raccontato per molti anni.
Purtroppo il tempo a nostra disposizione termina e dobbiamo lasciare a malincuore l’anziano signore che ci ha guidato in questo pomeriggio all’insegna di vecchie ed interessanti storie “di Pratola”. Dopo averlo vivamente ringraziato e salutato, ripassiamo davanti all’abbeveratoio pensando: se st’abbuveraturo putesse parlà…

Art. già pubblicato su "L'Informatore del Miscano".